In questo articolo, trattiamo l’argomento della sicurezza degli operatori sanitari e dei dispositivi che li dovrebbero proteggere durante il loro lavoro.

Anche col Covid “la maggioranza NON silenziosa del nostro Paese”, ha colto l’occasione di celebrare il rito dei: “santo subito”, “nobel subito”, “eroi subito”.

Lo ha fatto nel solito fondamentalismo che vede solo amici o nemici, bianco o nero, dimenticando che si tratta spesso di concetti temporanei.

Bersagli dei media

Gli “eroi subito” erano i membri del personale sanitario, trovatisi loro malgrado in una trincea dalla quale sarebbero usciti volentieri per naturale istinto di sopravvivenza.

Come in tutte le attività e professioni, anche per il personale sanitario vige una regola universale: ci sono i bravi, i meno bravi e gli incapaci, certamente non classificati in base al merito e non remunerati in base alle effettive capacità.

Grazie ai media, quegli stessi soggetti, bersagli spesso di molti improperi quando ci troviamo a frequentare i luoghi di cura, sono diventati improvvisamente eroi.

Cosa avrebbero dovuto fare? Abbandonare i malati, darsi a loro volta per malati, lasciare il posto di lavoro? Hanno continuato a fare ciò che fanno quotidianamente e per questo nessuno li ha mai definiti eroi, più spesso: lavativi, insensibili, corrotti, ladri o peggio.

Naturalmente anche in questo caso non sono mancati gli episodi di vera e propria delinquenza, come l’appropriazione di dispositivi medici ed altri maneggi, ben presto spariti dalle cronache.

La notizia di una madre che col proprio bambino scompare nel periodo estivo, riempie le cronache per settimane, mentre le notizie dei comportamenti delinquenziali di direttori sanitari in periodo di Covid, al massimo sono apparse in due telegiornali.

Ora dove sono finiti gli “eroi”?

Continuano, praticamente dimenticati, a fare il loro lavoro di sempre, con uno stipendio certamente inadeguato, anche se in qualche caso del tutto immeritato.

Mi piace pensare che la maggioranza continui a lavorare anche senza essere intervistata da cronisti sempre in cerca di “sangue”, perché senza sangue le notizie non hanno sapore.

Sapendo, anche per conoscenza diretta, cosa hanno dovuto affrontare ed ancora affrontano queste persone mi chiedo: qualcuno ha mai realmente pensato alla sicurezza degli operatori sanitari?

In quale modo sono stati definiti e scelti i dispositivi che li dovevano proteggere? Sono per caso stati acquistati dalla ditta della signora Pivetti e di altri a lei simili?

Abbiamo visto persone completamente sigillate all’interno di tute impermeabili all’aria, che li rendevano simili ad astronauti, ed altre invece che portavano una semplice mascherina chirurgica.

Qualcuno ha verificato il reale utilizzo a cui è destinata una mascherina “dispositivo medico? Chi deve proteggere quella mascherina?

Dispositivo medico o dispositivo di protezione individuale?

La mascherina chirurgica o dispositivo medico, ha l’unico scopo di proteggere i malati, o comunque terze persone da chi la indossa quindi fornisce protezione indiretta.

Dovremmo pretendere che chi interagisce con noi la indossi e noi la dobbiamo indossare per proteggere gli altri, anzi, “la dovremmo” dato il numero di “sbadati” che troviamo in giro.

I prodotti che proteggono chi li indossa si chiamano Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e già dal nome si capisce il loro scopo.

Poco importa che nel decreto del Presidente di Consiglio, all’articolo 16 ci sia scritto che nei luoghi di lavoro le mascherine dispositivo medico possono sostituire i dispositivi di protezione individuale. Il virus non è tenuto a rispettare i decreti del Presidente del Consiglio, siano essi razionali o privi di senno.

Il dato di fatto è che un dispositivo medico NON è un dispositivo di protezione individuale. Essi sono stati progettati per scopi diversi, realizzati in modo diverso e con materiali diversi e non basta un decreto per renderli interscambiabili.

Chi si occupa della sicurezza degli operatori sanitari?

Non si comprende per quale ragione spesso il personale sanitario, che opera in ambiente di lavoro e in situazione a rischio, utilizzi le mascherine chirurgiche.

Non è bastato il tributo di vittime che questa categoria ha pagato alla pandemia, affinchè le associazioni si mobilitino per difenderne sicurezza e salute?

Forse consideriamo che gli eroi in quanto tali, debbano pagare il loro tributo di vite, per non essere riportati al loro semplice ruolo di operatori, obbligati a rischiare tutti i giorni la loro vita a causa della sottovalutazione dei pericoli a cui sono esposti.

Abbiamo occasione di parlare con molti “addetti ai lavori” che trattano dispositivi medici e con aziende di 1° livello nel settore medicale ed è sconcertante ciò che rileviamo frequentemente.

Una grande confusione

Medici che ignorano la differenza tra medicinale e dispositivo medico e che dichiarano obbligatoria la ricetta per acquistare un dispositivo medico, che invece è, giustamente, in libera vendita anche in internet.

Tecnici che parlano di dispositivi di classi elevate e si dichiarano ignoranti a proposito della marcatura di un DM di classe I, ovvero il più semplice.

E poi quelli a cui spieghiamo per iscritto tre volte che DM e DPI sono diversi e non confondibili e alla fine chiedono: “ma allora la mascherina DM la posso dichiarare DPI?”

Alla luce di tutto questo ci chiediamo se gli eroi non siamo tutti noi che dobbiamo cercare di sopravvivere a questo scempio cognitivo, che a partire dai doganieri e spedizionieri, per passare alle autorità di controllo, MISE compreso, danno mostra di conoscere le leggi che pretendono di far rispettare, esattamente come il lato oscuro della luna.

Epilogo

Di infermieri, medici, personale ausiliario, non si parla più.

Il loro ruolo di eroi si è esaurito come un fuoco di paglia, per lasciar spazio alle polemiche sulle ricerche di un bambino introvabile, alla contagiosità delle discoteche, contrapposta alla presunta follia del sindaco che ha fatto chiudere il Bilionaire, salvo poi scoprire che oltre sessanta addetti e lo stesso titolare sono stati colpiti dal Covid.

Forse un giorno qualcuno ci regalerà una poesia come “la livella”, associandola a questo virus, anziché alla triste mietitrice, ricordando che ha incontrato sulla sua strada Trump, Johnson, Bolzonaro e perfino Briatore, che fino a pochi giorni fa dichiarava il suo locale luogo assolutamente sicuro per gli ospiti.

Su tutti questi soggetti si è preso delle belle rivincite, anche se fortunatamente per loro, li ha risparmiati, non risparmiando a noi i loro sproloqui.

Ricordiamo che tutti i giorni, 24 ore su 24, ci sono persone che per lavoro rimangono a contatto con questo pericolo mortale e mai nessuno li ringrazierà abbastanza. Anche se fanno “semplicemente” il loro dovere, meritano tutta la nostra considerazione e rispetto.

Queste persone avrebbero diritto, non tanto ad elemosine una tantum, ma ad una maggiore attenzione per la loro sicurezza, da parte di chi ha il dovere istituzionale di proteggerli, non con i proclami e le parole, ma con i dai di fatto, come ad esempio DPI adeguati.